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TEMPESTA
Scritti sul lavoro


Il Secolo XIX, 1° Aprile 2004

Metti una sera a palazzo, forse per un party, tra Martini e noccioline, dove il padrone di casa è Prospero.
Ma lui non apparirà. Gli ospiti su sedie in ordine sparso, per assistere a uno spettacolo che si chiama Tempesta, di Shakespeare, anzi, da Shakespeare.
Il diavolo si nasconde nei dettagli. Vedremo Ariel, Miranda, Caliban, e gli spiriti evocati dal grande mago sull'isola incantata?
O saremo invece posseduti dalle immagini, chiamati noi, spettatori, a entrare in gioco, a gettare l'energia di corpi dentro le immagini, a riempire i buchi del reale, in un circuito di energie che ci strappi dalla passività dei "vedere"?
La curiosità è grande per l'azione performativa, come la definisce Attilio Caffarena, autore del progetto realizzato col Centro Culturale Mojud, e Genova ne avrà un'anteprima nazionale stasera e domani alle 21 alla Sala Cambiaso della Circoscrizione 1°- Centro Est di salita San Francesco.
I posti sono limitati ma, negli auspici di Ferdinando Bonora, vicepresidente della circoscrizione e sostenitore dell'iniziativa, la destinazione ultima dell'evento saranno saloni di palazzi storici che in questo 2004 si stanno aprendo alla città.
Autore e regista è il genovese Attilio Caffarena, un artista e intellettuale dì caratura europea che ha collaborato a lungo con Grotowski, Heiner MülIer, Robert Wilson.
Questa Tempesta magica, irrazionale, un vaso di Pandora che tracima irradiando incubi borghesi, dice Caffarena, nasce come idea tre anni fa quando era consulente artistico all'Istituto Italiano di Cultura di Berlino.
Il primo risultato fu un'installazione multimediale a Berlino, un CD-rom e un prodotto grafico in 100 copie che consiste in una busta con 12 immagini.
A Genova l'alchemica evocazione in 12 scene avrà i corpi e la carne di Antonio Carletti, Paolo Cicala, Marta Antonucci, Alberto Rizzi, Antonio Tancredi, nell'ambiente sonoro di Roberto Quadrelli, con il supporto tecnico e visivo di Enrico Pierini.

Giuliana Manganelli




Emilio Campanella
TEMPESTA di Attilio Caffarena

Di una cosa si può essere SEMPRE sicuri prima di vedere un lavoro di Attilio Caffarena: della sua precisione rigorosa ed ascetica.
Se in altre occasioni la geometria piana mi aveva suggerito un possibile approccio ai teoremi del regista, nel caso di TEMPESTA, è invece la geometria solida, e, PRECISAMENTE, appunto, la similitudine con un prisma cristallino in cui si rifrangono e vengono rimandati, e sempre diversamente, e da angolazioni inedite, i vari temi presenti nello spettacolo che, ancora una volta può essere definito non-immediato, ovvero, che colpisce non-superficialmente l'attenzione; talvolta, infatti, la comunicazione risulta oscura, all'apparenza, come se non ci accorgessimo di nulla, mentre invece, come ultrasuono, qualcosa colpisce oltre la nostra superficiale percezione.
L'opera di Shakespeare è vista attraverso un filtro da commedia borghese, una Tempesta a Palazzo con l'occhio al cinema di Antonioni (ho molto pensato a "La notte" di Antonioni). I rituali sono, infatti, quelli borghesi un po'anni '60 in cui il mondo femminile, contrapposto, a guardare, come in un bordello per signore, dove le due entità non comunicano, al di là di eventuali commerci cui vengono preferiti quelli fra uomini, ben più apprezzati dai contraenti.
E, comunque, si tratta di un'isola di Prospero fra i mobili di casa che è anche un'isola di sconvolgimenti e si può trasformare in balera onirica con sonorità miagolanti da sintonizzazioni di radio d'epoca (e qui anche "il posto" di Olmi) che sembra talvolta ruotare attorno a Miranda, armata di grandi, aguzze, pericolosissime forbici, come PARCA del proprio destino.
Una tempesta talvolta omofila, in superficie, in un gioco continuo ed incrociato di seduzioni cui contribuiscono le calze sfilate e reinfilate della donna al centro (?) dell'azione.
Dodici ore, dodici episodi, in uno spettacolo di centoventi minuti, in un gioco ironico e trasversale, allusivo e seduttivo di morti e resurrezioni, cadute e calpestamenti di cui è severissimo demiurgo lo stesso regista.


Emilio Campanella


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ATTILIO CAFFARENA - atcaffa@gmail.com


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