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Non avere paura: l'isola è piena
di rumori, di suoni, di dolci arie
che danno gioia e non malinconia.
Talvolta note acute di migliaia
di strumenti mi ronzano all'orecchio,
o voci che mi fanno addormentare
anche se desto dopo lungo sonno:
e allora in sogno pare che si rompano
le nubi e mostrino tesori, pronti
a cadere su me, così che, sveglio,
piango perché vorrei sognare ancora.
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Nobile padrone ! Che devo fare?
Su, dimmi, che devo fare
Trasformati
in ninfa del mare, solo visibile
a noi due. Corri, e, nella nuova forma,
torna subito qui. Svelto, non sbagliare !
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Come sei bugiardo,
o schiavo: solo la frusta ti piega,
mai la dolcezza ! Ho avuto per te
- non sei che letame - ogni cura umana;
ti accolsi nella grotta, fino a quando
cercasti di violare
l'onore di mia figlia.
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M'hai insegnato a parlare, e questo è il frutto:
so come maledirti, ora. Ti stermini
la peste rossa
per avermi insegnato la tua lingua !
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Venite a queste sabbie d'oro,
e poi prendetevi per mano,
e con le riverenze e i baci
i flutti furiosi fermerete;
i piedi poggiate qua e là leggeri.
E voi, soavi spiriti, cantate
Il ritornello. Ascolta, ascolta !
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Noi siamo di natura uguale ai sogni,
la breve vita è nel giro d'un sonno.
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Mio dolce signore, barate al gioco.
No, caro amore, non lo farei per tutto il mondo.
Si, invece; ma anche se aveste puntato venti regni,
direi che il gioco è regolare.
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Se questa è ancora un'illusione dell'isola,
avrò perduto due volte mio figlio.
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