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TEMPESTA
Una descrizione




TEMPESTA nasce come desiderio, nostalgia e sogno di teatro impossibile.
Prima un oggetto / busta nera contenente dodici tavole di immagine e dodici frammenti dell'ultima opera teatrale di Shakespeare, oltre a una pagina nera dove, nell'ultima poesia scritta da Heiner Müller, testo e immagine si identificano.
Poi immagini e testi si ingorgano in una performance multimediale, senza attori, che integra, nella sua esecuzione pubblica, le presenze di visitatori.
Infine tutto si cristallizza in un CD-ROM.
I segni che la borghesia Italiana del novecento ha lasciato sull'immaginario sono un'ossesione-guida; Shakespeare è un virus che la fa fermentare.
Nell'arco di un anno si sviluppa un lavoro sulla carne umana.
TEMPESTA prende la forma di un gioco di società / rito incantevole con attori: alcuni signori, una signorina, e poi, i visitatori.
Conviene che accada in ambienti diversi, palazzi ad esempio, che si aprano ad immagini ed atti di luce e di suono.
Forse fa bene rappresentare, con belle maniere, delizia dell'essere nemici e incanti del potere.


In 12 movimenti (come le ore)

La tempesta
L'isola
L'ingresso della grotta di Prospero
Ariel prigioniero
Caliban tormentato da Ariel e dagli spiriti
Il desiderio di Caliban per Miranda
Venite a queste sabbie d'oro
Quelle sono perle, ed erano i suoi occhi
Apparizione di Giunone evocata da Prospero
Partita a scacchi amorosa tra Ferdinand e Miranda
Ariel liberato
Il turbamento di Prospero la notte prima del ritorno a Milano





da William Shakespeare

Con

Antonio Carletti, Paolo Cicala, Marta Antonucci,
Alberto Rizzi, Antonio Tancredi


regia, scrittura scenica e progetto visivo

Attilio Caffarena

progetto sonoro

Roberto Quadrelli

direzione tecnica

Sandro Debernardi

Tempesta è prodotto in collaborazione con
Centro culturale Mojud






I personaggi sono contemporanei, alcuni signori e una signorina, piccola e media borghesia.
Il luogo è una dimora borghese nella quale vengono introdotti con un invito, per un ricevimento.
La dimora appartiene ad un signore che però non appare. Li ha invitati per un gioco… per un esperimento.
Pratica la magia. Con pratiche ignote li travolge in un incantamento.
Lui stesso è stato incantato.
Per dodici anni ha studiato l'ultima opera di William Shakespeare: The Tempest, che è opera di magia e che, se letta dodici volte in tempi e con attenzione non normali funziona come formula magica: i personaggi dell'opera sono in realtà spiriti che possono essere evocati e possono materializzarsi venendo ad abitare i corpi dei vivi e passando da uno all'altro, se si creano le condizioni propizie.
È quello che accade. Sembra che tutto duri centoventi minuti, ad alcuni pare che ne siano passati solo dodici; in realtà trascorrono dodici ore.














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ATTILIO CAFFARENA - atcaffa@gmail.com


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